Se volessi scrivere la mia vita in un libro, mi piacerebbe che alla fine somigliasse a una commedia di Wodehouse.
Se dovessi colorarla, sicuramente la farei tutta biancoceleste.
Se ci potessi mettere una musica di sottofondo, probabilmente sceglierei i Genesis.
E se avessi uno scopo, sarebbe quello di far felici le persone che Amo.
A cinque anni
Ero una bambina felice, coccolata da una tribù di parenti e fratelli con cui giocare e comandare (sono del capricorno🤫).
La musica da ballare era tanta, immaginando che sarei diventata una grande ballerina. Ero già stata all’opera una volta e, ovviamente, ero già una sognatrice.
A dieci anni
Avevo già iniziato la mia collezione di libri, in loro trovavo rifugio, avevo tante storie da vivere, tra le più belle: essere strega o principessa. Ero già una protagonista e avevo già incontrato l’Amore, ed anche la Morte si era fatta viva, portandomi via la mamma, ma ancora non conoscevo il vero significato di nessuna di queste due cose.
A quindici anni
Avevo scoperto di essere una filosofa e avevo in mente un sacco di idee, fantasie e tanti Amici: nuovi, vecchi, appena arrivati e tornati dopo tanto tempo. Fra i gruppi troskysti nelle assemblee avevo scoperto di essere molto meno di destra di quanto avessi mai pensato.
Giocavo a tennis in media 5 volte a settimana, anche se cominciavo a capire che qualcosa di più bello del tennis poteva anche esserci, i cavalli ad esempio. Cavalcare era un’ottima terapia per domare i miei istinti selvaggi.
Sapevo di greco e di latino più di quanto avrei mai saputo in vita mia, ascoltavo i Genesis, i Pink Floyd e i Queen fino allo stordimento. La rabbia e la sfida erano i leitmotiv che alimentavano la mia sete di sapere e crescere.
A vent’anni
Era giunto il momento di voltare pagina. L’Addio al Passato, alla Morte, agli Errori e Orrori… La grande voglia di stabilità, luoghi fissi, famiglia e figli, il desiderio di un nuovo punto di partenza, la riconciliazione col mio IO ribelle e ferito. Il grande passo verso un matrimonio, mai benedetto.
A venticinque anni
La morte bussò di nuovo: perdo l’Amica del cuore, e subito dopo, la raggiunge anche il mio babbo. Il buio. E anche quello ti fa capire che la filosofia è bella, ma la vita è ancora più bella. Mai dire mai al mondo. E da filosofa sognatrice sono diventata la madre che non ho avuto il privilegio di godere.
Le responsabilità non sono mai mancate nella mia vita, scopro che anche rallentare è un ottimo modo per trattenere coi denti l’esistenza.
A trent’anni
Il tempo della presa di coscienza. La vita e la contingenza hanno saputo domare i miei istinti selvaggi. Ho fatto in tempo a capire e sapere che vivere equivale ad Amare, e se manca l’Amore manca tutta la Vita.
Ho cercato consiglio percorrendo il Sahara, attraversando deserti e scavalcando montagne. Sono sempre stata appressa a tante domande. Quando penso di essere diventata grande mi accorgo che ancora aspetto con ansia l’uscita mensile di International e che la cosa che mi fa più perdere la calma è seguire una partita di tennis. No, decisamente non sono ancora del tutto matura.
A trentacinque anni
Il cambiamento. Quello radicale. La mia strada prende una nuova svolta; giungo convinta alla decisione di separarmi: mandare a monte il mio matrimonio è risultato essere la cosa più giusto che io abbia mai fatto in vita mia.
Nel frattempo i figli sono cresciuti. Ho concluso i miei studi. Ho pubblicato anche i miei racconti e da lassù penso proprio che la mamma e il babbo siano fieri di me.
A quarant’anni
Continua la ricerca di stabilità. Di equilibrio. Punti fermi e fondamenta su cui poggiarmi per non cadere. Certe ricerche sono a tempo indeterminato…
Avevo aperto di nuovo le porte del cuore, pensando che quella roba potesse essere vero amore… e invece c’è chi l’Amore lo fraintende e lo interpreta a propio uso e consumo, tradendone i principi fondamentali.
La vita non finisce di darmi lezioni preziose per fortificare la mia determinazione a voler raggiungere le più alte vette dell’apprendimento… e poi? Eh, love is always in the air…
A quarantacinque anni
Non tutti i mali vengono per nuocere. Grazie all’esperienza, giro la boa col vento in poppa, tesa più che mai ad affrontare da vincente anche le onde più alte.
Ho imparato a non farmi spaventare dalla paura.
Oggi;
Sono abbastanza grande, ma diventare adulti è sempre costato caro.
Ho imparato che abbiamo bisogna di ferite per fortificarci, abbiamo bisogno di perdere per trovare, abbiamo bisogno di soffrire per godere.
Parallelamente non seguo più il tennis come una volta, tanto meno urlo davanti alla Tv quando mi capita di inciampare in una partita, e penso sia davvero un gran miglioramento.
In conclusione di questo breve resoconto, se mi guardo indietro, posso dire tranquillamente che la vita non si è per nulla risparmiata con me.
Forse avrei potuto avere più Amici, ma certo non più Amici di quanti ne ho.
Avrei potuto avere più figli, ma certamente non avrei potuto averne di migliori.
Non credo che avrei potuto fare più soldi: comunque essere di sinistra di mano e di testa è un bel guaio, quasi una condanna che tocca scontare e basta.
Probabilmente avrei potuto scrivere racconti più divertenti, ma certo non mi sarei potuta divertire di più a scriverli.
Sicuramente avrei potuto tifare per i giocatori e le giocatrici vincenti, ma l’istinto mi ha fatto sempre sentire più vicina agli sconfitti.
Insomma, avrei potuto fare cose diverse e sarei potuta essere una persona differente. Ma dico grazie, alla vita e al destino, che sia andata così com’è andata. Non cambierei il mio vissuto con quello di nessun altro, al lordo di tutte le amarezze.
Con la consapevolezza poi che;
Alla veneranda età di 45 anni (Auguri a me, gli ho compiuti ieri🙀🎉) non sono gli anni della tua vita che contano, ma la vita che c’è stata dentro. E non è mica ancora finita perché;
The best is yet to come…
N.H
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