You are not entitled to your opinion

Vorrei davvero capire chi minchia ha sdoganato l’ignoranza; vorrei tanto sapere chi ha tolto l’onere di informarsi prima di aprire la bocca e rifilato alla persona colta, molto colta, appena più colta – o anche semplicemente informata – quello di dimostrare con disegnini, parole, gentilezza e tante scuse, che le teorie ululate da qualsivoglia caprone sono minchiate.

Vorrei davvero capire perché l’unica vera parola innominabile in quest’Italia ostaggio del politically correct estremo, del genitore uno e due, del diversamente caucasico, del diversamente cittadino regolare, dei quaranta punti esclamativi alla fine di ogni insulsa frase sia “IGNORANTE”.

Il termine ignorante è diventato of-limits. Guai a ricordare a un ignorante che è un ignorante. TU devi dimostrare il tuo sapere a chi non ne ha e non importa che tu stia parlando del tuo mestiere, il tuo bagaglio, quello che hai studiato per una vita intera. Tu, Copernico, portami sulla Luna e dimostrami che la Terra vista da lì non è una pizza margherita. Tu, pronipote di pronipoti di uomo sapiens-sapiens, tu dimostrami che i graffiti rappresentano scene di caccia e non una partita di polo con l’amico cervo che nun ce voleva stà. Tu, biologo, tu medico, tu fisico, tu chimico, tu filologo, tu storico, tu antropologo, tu con i tuoi cinque/sei/sette anni di università, con la tua specializzazione, i tuoi master, i tuoi decenni di studio. Tu che stavi a progettare la dorsale grazie alla quale io “c’ho l’internette e bloggo”, quando io ero alle elementari. Tu che hai scoperto che monitorando il valore delle PSA si può sgamare il cancro alla prostata. Tu che hai fatto lo zerbino del Barone Universitario che poi ha usato la tua ricerca sul mesotelioma per pubblicarla a nome proprio negli USA, mentre io lavavo automobili e la sera mi facevo una cannetta ed uno spritz coi bocia dell’officina. Tu. Mi DEVI DIMOSTRARE. Perché io che sono una capra analfabeta, che l’italiano non lo parlo perché mi fa fatica ed è un poco anche snob, io ti contesto, perché HO LETTO SU INTERNET CHE.

Non mi metto neanche ad elencarle, le valanghe di boiate immonde che io e voi tutti leggiamo ogni giorno sull’internette di ‘sta cippa. Nessuno ha più un interesse semplice, sono tutti fanatici di qualcosa. E l’animalista e il complottista e i novax e il fronte di liberazione dei pidocchi e le mamme pancine unite contro la scienza e le scie chimiche e i fruttariani (ma porca la miseria ladra, ma pure i fruttariani devono rompere gli zebedei? Ma vi rendete conto? Mi viene davvero da piangere. Chi sapeva che esistessero i fruttariani fino a poco tempo fa?) e i protocattolici fanatici che “l’inquisizione è un falso storico” e Darwin è “un massone” “al soldo del bisnonno di Soros” per scardinare la verità insita nel creazionismo. E il Grillino. E quella delle Sirene. E tutti, tutti, tutti alla fine che dicono “SVEGLIAAAAAA!!!!! NESSUNO LO DICE!!! PRESTO PRIMA CHE CENSURINO IL VIDEO – LA FOTO – IL POST – STAMINCHIA”.

E poi gli chiedi “Ma tu… che titolo hai per dire che la terra non è rotonda?”.

E non ottieni risposta. Oppure la ottieni, ed è la ripetizione della frase sopra: ho letto su internet, ho visto tutti i video su youtube, c’è un blog, una pagina facebook. E tu lo richiedi: “Ma cosa vuoi sapere di ricerca/biologia/medicina/architettura più dell’architetto/biologo/medico/ricercatore con cui stai parlando… ma tu che basi hai?”

Risposta: mi ha detto mio cuggino, ci avevo un link che e la mia preferita: “hahaha lo sanno tutti, tutti, anche SE NESSUNO LO DICE”.

E niente, a volte cerchi di capirlo da solo, da che cosa parta ‘sto cristo per dirti che tu dovresti vivere di sole banane e mele, in quale eccelse università si sia formato!

E scopri:

Una Terza media.

Diploma di frequentazione di catechismo.

Una triennale in merendine scomposte.

Laurea all’università della vita (!!!!!).

Palmares dei tornei di subbuteo vinti.

Accademia belle arti. Con tutto il rispetto per l’accademia delle belle arti, cosa che io personalmente non sarei stata in grado di fare manco sotto tortura per manifesta incapacità, ma che basi di biologia molecolare hai, con le belle arti?

“La mia opionione conta quanto la tua.”

UNA MINCHIA.

La tua opinione conta quanto la mia se parliamo alla pari.

Se sono ignorante come un cinghiale e io faccio una cosa per mestiere, la mia opinione conta qualcosa e la tua è aria che esce dalla parte sbagliata. Se vuoi parlare di politica, informati. Se vuoi parlare di scienza, non mi venire a dire che i vaccini fanno male. Se vuoi parlare di fisica nucleare… beh, completa gli studi al politecnico di Zurigo.

Ma oggi no, oggi non più. Oggi l’opinione di chiunque vale quanto quella di chiunque altro. Fondata o meno, mediata o meno. Io non leggo, non studio, non mi interesso, ma tu non puoi permetterti di dirmi ignorante.

Questa è l’incomprensibile convinzione imperante tra le attuali generazioni BimbiMinkia Quarantenni.

Di giorno tutti bravaggente e la sera tutti quindicenni. La mattina dopo a lavorare con l’hangover, in pausa pranzo posano la zappa, accendono il pc et voilà: tutti Dottori con un click.

(dei lettori di Fabio Volo che si incazzano se li cataloghi come lettori di Fabio Volo magari parliamo un’altra volta, prima che mi venga un’ulcera)

 

N.H

 

Le “minacce” del sig. D.S (sic!)

E niente, anche se non ne avrei voglia, scrivo. Pazienza l’esasperazione, al diavolo la stanchezza, ignoro l’ultima notte in bianco. Ma devo scrivere. Urge un bel chiarimento, un altro. Perché devo una risposta al Signor Dario S. che, scrivendomi un’e-mail, mi dà della “buonista del cazzo” e “amica dei terroristi” minacciando di smettere di leggermi e seguire il mio blog “togliendomi così il pane dalla tavola” (sic!) se non mi affretterò a prendere posizione “contro l’attentato di Madrid” (arisic!).

Dall’esasperazione non mi sono lasciata vincere, e dalla stanchezza ho trovato un po’ di forza, ma con l’afa e tutto il resto come vorrei continuare a star qua a oziare, a pensare alla parmigiana che vorrei fare per cena, a farmi la manicure, a giocare a scacchi…

Dario S. carissimo, l’ultimo attentato è stato a Barellona, anzi no. L’ultimo è stato a Turku, ma non si faccia sviare dal suono. Turku è in Finlandia. È successo due giorni fa, ma già non se ne parla più. Non fa notizia. Per i giornali c’era più roba a Barcellona, tanta roba. Ed è più appetibile per gli avvoltoi, tra sangue innocente e storie d’amore e di morte su cui ricamare. Le chiedo gentilmente il permesso di prendere posizione anche per l’attentato di Turku, quindi. Non si dispiaccia, è che da sempre ho detestato ogni gesto teso ad utilizzare il terrore come merce di scambio; il solito baratto con la nostra libertà.

Già che ci sono, nonostante l’esasperazione, il mal di testa, l’afa, i capogiri e il sonno che vorrei fare, in altri tempi le avrei chiesto di spiegarmi la relazione che intercorre tra l’accoglienza di povere anime a cui con le armi e le razzie l’Occidente nega la vita, e la nostra colpa morale per l’attentato di Barcellona. Ma i tempi son cambiati e io, onestamente, mi sono rotta letteralmente le scatole. Sì, non ne posso più.

Sono giunta alla conclusione che la colpa definitiva di tutto questo impoverimento culturale, sia l’eccesso di intelligenza. A colpi di tastiera tutti si sentono in diritto di esibire la propria, senza modestia e senza ritegno.

Nessuno ha voglia di sapere perché sa già tutto. E senza alcun pudore, si sventola con arroganza ogni forma di ignoranza.

Nel corso degli anni ho visto atei che si proclamavano comunisti difendendo le “origini cattoliche”, ho anche letto recentemente una convinta salutista vegana domandarsi perché non avrebbe dovuto servire del prosciutto al fidanzato della figlia, onnivoro ma musulmano. Ho letto le sue precise rimostranze sulla disparità di trattamento tra i poveri africani e i poveri italiani. Non leggo più domande sull’argomento, non ce ne sono più. Un po’ come se dicessi che i cattolici hanno tutti gli occhiali perché si sono masturbati in giovane età, per altro desiderando donne già sposate con altri uomini, e avessi la pretesta di far passare queste affermazioni intelligentissime, come se fossero un trattato di teologia.

Vorrei chiarire un passaggio: io sono agnostica, e quindi per me non vi è alcuna differenza tra persone che praticano religioni diverse. Le rispetto tutte in egual modo sperando di contro che anche il mio agnosticismo lo sia. Non penso ci siano degli Dei malvagi, ma sono certa che ci siano uomini malvagi. Non credo che la malvagità sia prerogativa di una particolare etnia, ma di tanta umanità.

Ora però, sarà per via dell’esasperazione, ma io non ho più voglia di discutere sull’ABC della vita. E soprattutto non ho più voglia di risponderle, Dario S. mio ex lettore. Si allontani di fretta dai miei scritti, lasci pure il mio blog e viva sereno, io non avrò mai nulla da dire su nessun attentato, semplicemente perché non penso di poter aggiungere nulla di utile né al dolore, né allo sdegno. Mi affiderò come sempre alla decenza del silenzio, dato che non ho Dei a cui rivolgermi, né vorrei trarre cibazione dal sangue altrui.

E a proposito, il pane in tavola non mi mancherà. Non le sembrerà vero, ma ho fatto in tempo a mettere al mondo tre figli che sono già bei grandi. Se un giorno non dovessi più riuscire a comprarlo, ci penseranno loro.

N.H

Ius soli. 

Avrei una domanda (a mo’ di retorica, giusto per restare in tema) per tutti gli italiani (razzisti, xenofobi, ignoranti e poco informati) che da giorni vomitano veleno dal basso delle loro tastiere, contro la riforma del decreto sulla cittadinanza: “vi siete presi il tempo (3 minuti sono) della vostra miserabile esistenza, per leggerlo?”Faccio questa domanda perché non trovo altra spiegazione plausibile alle vostre stupide razziste e ignoranti dichiarazioni/reazioni. E la cosa ancor più tragica è che a giudicare dalle prese di posizione di certi deputati della Repubblica italiana, e anche qualche ministro, è legittimo pensare che non l’abbiano fatto nemmeno loro.

Per quanto mi riguarda, ho deciso di considerarmi culturalmente e mentalmente “anziana”, ed arrogarmi il diritto che solo un anziano può avere: “Sfancularvi” tutti, rompendo tutti i freni inibitori, scordando qualunque forma di educazione e cortesia, mettendo da parte qualunque formalismo. Perché temo che a furia di coniare neologismi divertenti o eleganti come “analfabeta funzionale”, o “leone da tastiera” molti non siano più nemmeno in grado di percepire il giusto insulto: coglioni!

Non vi farò il favore di riassumervi il decreto legge in discussione, perché pure questo è sbagliato. Dovete impegnarvi, dovete imparare a parlare dopo aver appreso l’argomento, dopo averlo letto oltre il titolo. Dovete recuperare quel minimo di dignità che potrà impedirvi figure di merda colossali.

Tu, ministro di questa Repubblica in disfacimento, che scrivi di non volere “trasformare l’Italia in una sala parto dove basterà fermarsi 24 ore per partorire un italiano”, dovresti essere licenziato all’istante per giusta causa, perché se non sai di cosa stai parlando, vuol dire che il pane che ti ingrassa te lo stai rubando; se invece menti spudoratamente, fregandotene di apparire un cretino, perché tanto è solo per colpa di altri cretini che stai seduto comodo a “fancazzo” da mane a sera, dovresti essere almeno condannato ai lavori forzati. Perché sei deleterio. Sei una sorta d’arma impropria che mina la già labile mente di chi non sa più né leggere, né scrivere.

Ho deciso che non voglio e non posso più fare finta che sia normale, che chi sbatte sui social le logiche deduzioni del piano Kalergi sulla sostituzione della razza, insinuando sfumature “sciechimichiste” e “rettiliane”, con qualche piroetta “antivaccinista” debba essere trattato con gentilezza ed educazione, mentre parla a vanvera di una legge che in fondo, la civiltà, la rasenta appena. Ho imparato tempo fa che le parole sono importanti, e per arrivare là dove hai deciso di inviarle, esse debbano essere semplici e leggere.

Ecco, leggete! E se non capite, chiedete, chiedete e informatevi cazzo, non costa niente. Vi assicuro che accade una cosa bellissima quando si scopre di non sapere: si ha voglia di imparare. Imparare è gratificazione, è ricchezza, è crescita. Ogni cosa in più che impari è un pezzetto di libertà in più conquistata; anche quella di poter gridare: “Ma quanto sei coglione?”
Con affetto,
N.H

Bestemmia di Pier Paolo Pasolini

La diversità che mi fece stupendo
E colorò di tinte disperate
Una vita non mia, mi fa ancora
Sordo ai comuni istinti, fuori dalla
Funzione che rende gli uomini servi
E liberi. Morta anche la povera
Speranza di rientrarvi, sono solo,
Per essa, coscienza.
E poiché il mondo non è più necessario
A me, io non sono più necessario.

(PPP, Poesie inedite, 1964)

pasolini

Ignorant people 

Occorrerebbe una vera rivoluzione culturale per avere ragione di un dato tanto sconcertante quanto incredibile, ma, ahimè, nessuno di noi vivrà così a lungo da poter svelare: c’è stato un tempo in cui in Italia eravamo messi di merda.

Ebbene, il dato è questo: l’80% degli italiani è composto, come riporta Mimmo Candito su La Stampa, da individui che “si trovano in un’area che sta al di sotto del livello minimo di comprensione nella lettura o nell’ascolto di un testo di media difficoltà”. Ora, tenendo fede a questa elevatissima nonché notevole percentuale, si potrebbe dedurre che la ricerca ha censito persone che non hanno potuto frequentare la scuola o concludere un ciclo minimo di studi, bisogna tuttavia sapere che in quel tutt’altro che onorevole calderone di ignoranti rientrano pure diplomati e laureati.

L’argomento, desolatamente, ha lasciato i più indifferenti, persino il ministero dell’Istruzione che, ironia della sorte, da quest’anno premia i nostri maturandi consentendo loro di affrontare l’esame anche con insufficienze in qualche materia.

Per me la colpa è della classe dirigente che nulla dirige e della scuola che si attiene a direttive a dir poco folli. Ma da qualche parte dev’esserci pure un residuo di buon senso o amor patrio. Ché di rivoluzioni e sfracelli in Italia neppure a parlarne.
N.H

Civiltà ostinata

Elementari e pochi sono i bisogni di un adolescente. In ordine: sfamarsi, divertirsi e fare sesso. Soddisfatti quelli, potrebbe dirsi assai fortunato se non dovesse, come di norma, andare a scuola. Diciamocelo, la faccenda è di una tristezza insostenibile, vuoi per la minaccia costante delle verifiche e interrogazioni, vuoi per la non voglia e la mancanza di stimoli di cui sono “vittime” la stramaggioranza, vuoi, nei casi più disperatissimi, per forme più o meno conclamate di bullismo.

Ciò detto, personalmente ho avuto un buon rapporto con la scuola; molto probabilmente sarà dipeso dal fatto che frequentavo un istituto che dava e lasciava largo margine di manovra agli studenti, cose del tipo: dico quello che penso senza pippe mentali, studio se non ho paranoie, mi faccio una canna all’ultimo banco perché sono figlio di papà. Io figlia di papà non lo ero e la canna non me la sono mai fatta, ma andava bene lo stesso.

Oggi, ripensando a quei tempi, posso dire di non avere nostalgia per i compagni di liceo né per l’ingrato periodo adolescenziale; tuttavia, nel cuore mi è rimasta una materia, la filosofia; forse ricordo male, ma quando interrogata ero sempre pronta e la mia bella figura non me la toglieva nessuno.

Morale: leggevo un articolo che sottolineava la necessità, per le democrazie, di negoziare anche con le dittatture di Erdogan e Putin, giacché la realtà politica attuale è tale che l’alternativa sarebbe la guerra. Ora, probabilmente complice il Vin Santo della vicina, mi è tornato in mente il giovane Platone che si entusiasmò per il governo dei Trenta, salvo poi ricredersi quando fu instaurato un regime di terrore; a quel punto il filosofo ateniese si convinse che per uscire dall’impasse un governo di filosofi avrebbe fatto al caso perché, avendo contemplato l’idea del Bene, proprio i filosofi avrebbero potuto realizzare una società giusta.

Facile no? Buttiamola anche noi in filosofia. Come estremo gesto ostinato di civiltà.
 
“Credo di aver capito l’etica kantiana quando molto seriamente ci hai fatto presente che alle tre di notte, in una città deserta, davanti a un semaforo rosso, ti fermi solo se sei un fesso: o se sei kant”.

        Alessandro Baricco, Maestro Vattimo
N.H

Evoluzione culturale

Su Renzi potremmo dire e pensare mille malignità, ma se è a cena lì (dove lì si intende la Casa Bianca) è perché è stato invitato da Obama. Queste cose, a volte, succedono. Si chiamano “Visite di Stato Ufficiali” alle quali fanno seguito le “cene ufficiali”. Questa in questione è l’ultima della Presidenza Obama. Nel senso che Obama ha scelto l’Italia (perché Renzi – che piaccia o no – rappresenta l’Italia in quel contesto) come paese con il quale concludere il ciclo delle sue Visite di Stato ufficiali.
Orbene, bisogna dire che non è un impegno privato il fatto che il Premier sia negli States, e nemmeno una gita di piacere. Pertanto, le persone che sono con lui rappresentano la delegazione italiana, persone che hanno tutto il diritto di stare lì anche se per alcuni dovrebbero essere umili, visto che rappresentano l’eccellenza italiana.
Ora, insultare e sparare su quattro straordinarie donne: Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa, Fabiola Gianotti, direttrice del Cern, Paola Antonelli, responsabile del dipartimento architettura e design del Moma, Beatrice Vio, campionessa mondiale parolimpica, solo perché sono con Renzi non è fare politica, è miseria morale e decadimento sociale.
Quattro guerriere che in questi giorni vengono pubblicamente e spudoramente insultate su certa stampa e sui social perché ree di aver rappresentato l’Italia alla cena di Obama. ognuna di loro simbolo di eccellenza umana. Tutto, ovviamente, nel nome della libertà e la democrazia.

 

Mitico, inimitabile “popolo della rete”… o forse siamo noi?

 

E anche questa è evoluzione culturale, eh.

 

N.H

Gli insulti a Bebe Vio per la cena alla Casa Bianca

Lauree in corso  

Amo quelle mamme e quei papà che mettono la corona d’alloro in testa al figlio, finalmente laureato, che quasi si sente il sospiro di sollievo – “È andata!” – e si percepisce il ricordo di quei vent’anni passati facendo avanti indietro dall’asilo, la correzione dei dettati, i sette re di Roma, gli affluenti del Po, e poi Talete, le parentesi quadre, tonde e graffe, Rosa-Rosae, e quella fatica di Sisifo nello spingere ragazzi fragili, disattenti, distratti, perennemente incazzati sulla montagna dell’istruzione del costruire un futuro sempre più incerto, pagando rette, ripetizioni, vacanze studio, lezioni d’inglese, sapendo che spesso erano soldi buttati via. “Leggi!”, “Ripeti a voce alta!”, “Dai su impegnati di più!”, “Sbrigati, sei lento!”, dietro ad ogni post un milione di punti esclamativi, e adesso, finalmente, è luglio. Ed è finita. E avanti all’aula Magna dove il Magnifico Rettore pronuncia “Sei dottore!”, ci dovrebbe essere un monumento di bronzo alle madri e ai padri seduti sopra una pila di migliaia di sussidiari e libri delle vacanze e la scritta, possibilmente in latino: Abbiamo fatto il nostro, ora spicciatela tu. 

N.H 

La disobbedienza 

15mila volumi salvati da scuole e case distrutte sono stati messi a disposizione in uno scantinato in biblioteca grazie ai ribelli di Damasco; bombe permettendo, è possibile fruirne dalle 11 del mattino alle 17 del pomeriggio. La barbarie della guerra trova quindi un piccolo argine negli uomini che, nonostante tutto, credono nel valore della cultura e del conseguente pensiero libero. Perché la libertà non è altro che resistenza a ogni forma di prevaricazione, ma qualcuno o qualcosa deve insegnartelo.
 

N.H